A.C. 2461 - A
Presidente, come è stato ricordato, questo è un primo decreto-legge, secondo forse per importanza, in questo complicato momento per il Paese e per l'Europa, e al di là delle critiche che possono venire dall'opposizione, va segnalato che tutti i Paesi dell'area euro, ma non solo, hanno agito in questo contesto con provvedimenti che tutto sommato si assomigliano. Hanno agito per contenere l'epidemia, e noi siamo quelli che hanno fatto prima, con il decreto-legge dell'8 marzo se non ricordo male, hanno agito per rafforzare la risposta sanitaria in questa direzione, e poi con provvedimenti che hanno in qualche modo agito per sostenere lavoratori, imprese e famiglie. Quindi l'Italia non ha agito in solitudine utilizzando strumenti inediti, ma ha costruito soluzioni che in qualche maniera sono state concordate a livello europeo.
E sono state non solo concordate, ma sostenute da decisioni che l'Europa ha preso e che hanno permesso di agire in spazi possibili, a cominciare dalla riforma, con le decisioni del marzo e poi del 3 aprile, con il cosiddetto Temporary Framework, il nuovo quadro europeo sugli aiuti di Stato, senza il quale non si poteva adottare questo decreto-legge, il decreto-legge di cui discutiamo; e soprattutto è stata riconosciuta la sussistenza delle condizioni per attivare la clausola di salvaguardia che ha permesso a questo Parlamento di autorizzare due sforamenti, quello che ha preparato il decreto-legge primo, chiamiamolo per numero, il n. 18 perché qui facciamo forse prima a dire i numeri, e quello che è stato pubblicato qualche giorno fa, il decreto-legge “rilancio”. Quindi questi erano gli spazi consentiti e queste sono state le azioni che i Governi hanno adottato, ovviamente con proporzioni diverse, come naturalmente è stato anche sottolineato in questo dibattito.
Questo intervento è quindi un intervento preordinato a sostenere la liquidità di famiglie ed imprese, ed è stato fatto anche scegliendo un target abbastanza alto, uno dei più alti, il 29 per cento in rapporto al PIL. Questo è stato detto: io non credo sia un errore, è evidente che c'è stato bisogno di un adattamento delle decisioni alla realtà, perché dall'adozione del decreto-legge ad oggi sono stati segnalati una serie di problemi. Il collo di bottiglia di cui parlava anche il Ministro Gualtieri in audizione e le correzioni che sono state approntate nelle Commissioni col contributo delle forze politiche hanno sensibilmente migliorato il decreto-legge. È una delle prove nelle quali il Parlamento ha fatto valere il suo ruolo ed il ruolo delle parti politiche, maggioranza e opposizioni, è stato decisivo: abbiamo reclamato l'esigenza di coinvolgere il Parlamento nelle decisioni, mai come in questa occasione… Io sono alla prima legislatura, il secondo anno: questo è stato il momento in cui il livello di collaborazione leale tra le parti politiche è stato secondo me più efficace.
La scelta è stata dunque innanzitutto quella di rafforzare, come è stato ricordato, il Fondo centrale di garanzia per le piccole e medie imprese, allargando la platea dei beneficiari, permettendo di semplificare le procedure di accesso al credito: perché è vero che non bastano queste misure - è stato detto, poi ci tornerò -, ma non in questo momento non cancelliamo il ricorso al credito che è uno strumento essenziale per vivere e per lavorare. Quindi un Governo che sceglie una misura abbastanza forte, significa che crea una condizione per ricorrere al credito in tempi “veloci”; e “veloci” lo metto tra virgolette, perché le decisioni assunte nelle Commissioni credo che velocizzeranno in modo effettivo l'accesso al credito per queste misure, e naturalmente anche con un costo che è un costo assai inferiore a quelli applicati fino a questo momento.
Non sono banalità: le Commissioni hanno permesso, lo ripeto ma solo le cose importanti, di passare da 25 a 30 mila euro per il credito cosiddetto di cittadinanza, quello che con le garanzie copriamo al 100 per cento e che è di immediata reperibilità; e ovviamente abbiamo anche agito sull'altro dubbio che è venuto a tutti, che ci è stato sollevato non dai cittadini che non leggono che un po' di spot, un po' di fake, ma quelli che vanno in banca e dicono “sei anni è un tempo troppo stretto”, ed è stato passato a dieci anni con un lavoro svolto nelle Commissioni.
È stato anche deciso per i crediti di maggiore consistenza che l'ammortamento può arrivare addirittura fino a trent'anni e con un livello di garanzia al 90 per cento integrabile, come è stato anche ricordato. Io credo quindi che la scelta del Governo di agire sul credito sia stata una scelta giusta anche nelle dimensioni, perché Bankitalia stima anche che da marzo a settembre ci sarà un bisogno di 50 miliardi da erogare: quindi è vero che siamo andati piano all'inizio per le difficoltà che sono state segnalate, ma insomma, questo volume di credito attivabile è necessario per il Paese.
E poi l'altra decisione che ha semplificato - quello l'ha ricordato Pastorino prima - il tema dell'autocertificazione, lo strumento suggerito persino dai procuratori ascoltati in audizione, perché il tema della responsabilità è un tema che in questo Paese ha un valore, un carattere, insomma ha un'importanza, mettiamola così, molto, molto più alto che in altre parti del mondo. Qui c'è alla fine l'incaglio, c'è qualcuno che deve firmare per crediti veloci, per conciliare l'esigenza di veloce attivazione del credito con la giusta esigenza di controllo di legalità: è evidente che c'è un punto su cui bisogna trovare una mediazione. Noi abbiamo scelto la strada della semplificazione, abbiamo utilizzato l'autocertificazione per attribuire al prenditore la responsabilità della scelta; naturalmente con l'utilizzo dell'accordo tra Ministero dell'interno, MEF e procure, garantiamo in contemporanea un controllo su queste attività che naturalmente è un controllo importante da garantire, ma che non può costituire un aggravio della procedura di erogazione perché dobbiamo scegliere: meglio accelerare prendendosi il rischio di qualche errore nell'erogazione piuttosto che collassare il sistema. Ed è una scelta questa che ha assunto il Parlamento, ed è molto importante.
Quindi il primo tema affrontato, come è stato detto, è garantire liquidità, che in una prima fase è stata garantita con la moratoria prevista dall'articolo 56; tra l'altro la moratoria è stata introdotta per prima in Italia ed applicata anche in altri Stati: c'è dovunque, lo ricordo. E poi la liquidità di medio periodo, di lungo periodo, che insomma si appoggia ai due strumenti, il Fondo centrale di garanzia e il nuovo ruolo di SACE che è stato irrobustito anche per le attività di commercio estero: perché è evidente che era necessario garantire un'assicurazione più forte per le attività, che naturalmente in un mondo con queste difficoltà e con questa crisi la SACE da sola non riusciva a fornire, e quindi l'intervento dello Stato è stato in questa direzione importante.
Quindi le norme sono state già dette sul diritto fallimentare e societario, lo spostamento dell'entrata in vigore del codice della crisi, la sospensione anche delle procedure già omologate; una necessità, il potenziamento dei poteri speciali nei settori di rilevanza strategica, che hanno anche ricevuto un intervento nelle Commissioni di ampliamento per le attività della siderurgia ed agricole.
Credo quindi sia stato fatto un buon lavoro. Solo per ricordare alcune delle decisioni più importanti assunte nelle Commissioni: le condizionalità nell'erogazione del credito, in particolare l'esclusione della possibilità che risorse stanziate vadano a finanziare aziende che hanno sede in paradisi fiscali, la stessa questione dell'attribuzione dei dividendi, la scelta - l'ha detto Fragomeli - di ampliare queste possibilità al terzo settore, la costituzione dei fondi presso le camere di commercio. Insomma, un lavoro che, ripeto, per me è stato un'esperienza positiva: per la prima volta in Parlamento, contrariamente a quello che si racconta fuori, il lavoro svolto nelle Commissioni è stato di grande interesse.
Questo decreto-legge esce molto meglio dal Parlamento; ed esce anche con una visione che va rivista anche su un altro particolare aspetto, lo dicevo in un colloquio con il relatore. Voi sapete che, dati 2019, l'erogazione del credito per le imprese medio-grandi è costato nel Paese 3,3 in percentuale, mentre nel Mezzogiorno d'Italia il costo è 4,7, quindi c'è un costo superiore del 50 per cento; e con questo decreto-legge per la verità, grazie a Gualtieri ma al Governo, in tutti i luoghi d'Italia si pagherà lo stesso interesse: tasso di rendistato più 0,2 per cento. Vi segnalo che ho proposto un ordine del giorno per garantire che queste misure per le aree ad obiettivo 1 si applichino anche dopo la scadenza prevista per il 31 dicembre 2020, perché è vero che questo Paese non si salva solo con questo provvedimento sulla liquidità.
Il Governo ha previsto nel “decreto Rilancio” trasferimenti diretti, naturalmente sulla base delle possibilità che il Paese ha a disposizione, ha previsto la possibilità di cedere i crediti, quelli che si realizzano, per le attività edilizie sarà un volano molto forte. Naturalmente, ci vorranno altri provvedimenti per sbloccare le opere pubbliche, perché questo è un problema che ci portiamo dietro da 20 anni, però c'è un altro argomento di cui questo Paese si deve occupare, che si chiama Mezzogiorno, lo ha detto il dottor Panetta della BCE, l'ex direttore della Banca d'Italia, quindi non un pericoloso sovversivo. C'è un'altra possibilità per aiutare il Paese ed è quella di sviluppare e di sbloccare il Sud Italia. Oggi lo facciamo garantendo credito alle stesse condizioni in tutto il Paese. Si può fare qualcosa in più a proposito della fiscalità di vantaggio, vi ricordo che nelle regioni ad obiettivo 1 queste cose sono possibili. Insomma, si può fare un lavoro per mettere in moto questo pezzo di Paese, che può essere decisivo per far ripartire l'Italia, ovviamente con i nuovi programmi in materia di contrasto alla disoccupazione, il programma Sure, con il nuovo accordo tra Francia e Germania per un primo pezzo di Recovery Found, che significa fondi di investimento trasferiti all'Italia in proporzione superiore alla nostra partecipazione all'Unione. Insomma, abbiamo tanti strumenti, il nostro lavoro non finisce oggi o domani, abbiamo ancora un cammino lungo, i cittadini stanno facendo una parte decisiva e in questo tempo probabilmente il ruolo della politica, di quelli che hanno le idee chiare, è quello di accompagnare in modo più unitario possibile le decisioni, perché in questi momenti le distinzioni non fanno guadagnare né voti né credibilità. Quindi, ripeto, il lavoro successivo è che domani voteremo questo decreto, io credo nella necessità di ulteriori provvedimenti per sbloccare opere, investimenti, edilizia e chiederei al Governo una particolare attenzione al tema del Mezzogiorno, perché è una carta decisiva da giocare nell'interesse del Paese, grazie.